
Alice
L’importante è mantenere i nervi saldi.
Quando mi hanno detto che saresti arrivato, mi è preso un colpo. Non avevo nessuna voglia di avere un intruso per casa. Io, mamma e papà andavamo alla grande. Quella sera pioveva a dirotto e ogni tuono portava con sé qualcosa di spaventoso. Io avrei voluto dire a mamma che farti nascere quella notte non mi sembrava una grande idea, ma c’era troppa confusione e lei, come sempre, faceva finta che tutto andasse per il meglio. Sai come fa, vero? Anche se i dolori la stavano spezzando in due, si preoccupava che io non fossi lasciata da sola e che non la sentissi urlare. Poi sei arrivato,
e quando sono entrata nella stanza dell’ospedale ricordo che te ne stavi placidamente addormentato tra le braccia di mia mamma proprio come se fosse tua. Liberarmi di te non sarebbe stato tanto facile. Lei ti stringeva forte. Sono rimasta a guardarti finché non ha allungato la mano per invitarmi a salire sul letto.
«Ali, questo è Matteo, tuo fratello. Sarai molto importante per lui», e mentre papà ci scattava centinaia di fotografie, io ho appoggiato la testa sul suo braccio che ti sorreggeva. Credo che sia iniziato tutto lì, come nelle migliori favole con un semplice c’era una volta…
Tutti si ostinavano a dire che eri bellissimo, ma mamma si
prodigava nel ripetere che eri anche bravo perché́ la lasciavi dormire quasi sette ore di fila e mangiavi regolarmente. A me non sembrava una cosa così lodevole, in fondo io lo facevo da otto anni e nessuno si sprecava nel sottolineare la mia efficienza. Amici, parenti e vicini facevano la processione a casa per venire a conoscerti. Una sera papà aveva invitato persino tutti i suoi colleghi e la famosa Greta, la sua segretaria, una donna che doveva avere più̀ o meno l’età̀ di papà e che era decisamente meno brutta di quanto lui l’avesse descritta. Credo che se ne fosse accorta anche mamma ma, come me, non disse nulla, perché́ papà era così, un simpatico furfante.