
La paura di volare può coglierti anche dopo l’atterraggio.
«Potevamo morire… Queste ore sono un regalo!» le ho sussurrato mentre toccavo il suo corpo sotto i vestiti.
L’ho avvertita avvicinarsi, il suo calore ha iniziato a invadermi. Ho chiuso gli occhi e ho lasciato spazio ai baci, alle labbra che si cercano e ai brividi sulla pelle.
C’era qualcosa di animalesco e improvviso che stava esplodendo tra noi. Abbiamo attraversato il corridoio di corsa. Lei ha tentato di infilare la chiave magnetica con la mano sinistra, ma non è riuscita a far scattare la serratura. Ci ho provato io, mentre le sue dita mi accarezzavano la schiena e poi il collo.
Quando siamo entrati dentro, tutto è caduto a terra. Le nostre borse, la mia camicia e la sua gonna. Ci accettavamo senza parlare o chiedere il permesso. C’era qualcosa di tenero nella brutalità di tutto quel desiderio. Eravamo due sopravvissuti, lo eravamo davvero, e ora avevamo fame. Non importava cosa ci fosse oltre quella porta, le nostre vite e tutto quello che eravamo stati fino a quell’istante. Contava solo che quel momento aveva rischiato di non esserci,
e così anche i successivi, e questo ci faceva sentire ancora piùaccesi, l’uno sull’altra, a dirci che la vita era questa usando solo le mani, le labbra e la pelle.Se avessimo parlato, ci saremmo fatti soltanto delle domande. Poi, tutto è diventato lento, calmo, crescente. Il piacere è arrivato senza premura, senza sottomissione. Si è lasciata guardare nuda, stravolta, ansimante e consapevole di non essere mai stata così sincera.L’ho osservata alzare la testa e spalancare gli occhi.
La stanza era ormai invasa dalla notte più buia ed era impossibile capire che forma avesse. Era uno spazio incalcolabile. Poteva essere immenso, oppure limitarsi a ciò che ci circondava.
Ci siamo parlati senza utilizzare un solo vocabolo, ci siamo amati senza ricatti, ci siamo offerti senza interpretare un ruolo. Era come se percepissi per la prima volta di non essere più solo un uomo sposato che omaggiava il dono della vita in una anonima stanza d’hotel.
Provarci e sperare di riuscire sono i doni migliori che possiamo fare alla nostra vita