«Mamma, come si chiama quel biologo di cui mi racconti sempre la storia?»
«Quello che scovò un rifugio di gorilla? Si chiama Micheal Fay ed è un famoso ecologo, cioè uno scenziato dell’ambiente, che nel 1997 ha condotto la spedizione MegaTransect…»

«Che cosa ha fatto?»
«Ha percorso in 455 giorni una foresta tra il Congo e il Gabon, in Africa centrale. Grazie a lui nacquero tredici riserve naturali.»
«E perché chiamò così la sua spedizione?»
«“Mega” stava a indicare le sue intenzioni di esplora- re una zona davvero immensa e “transect” è un ter- mine che noi biologi usiamo per indicare una linea retta lungo la quale ci si sposta per ricercare specie animali o vegetali…»
«E cosa fece durante questa spedizione?»
«Si immerse nella natura selvaggia dell’Africa, alla guida di una squadra di pigmei, per esplorare una foresta in cui si pensava che nessuno si fosse mai inoltrato prima. Lungo la via raccolse dati di vario genere, grazie agli strumenti che portava con sé: una videocamera, una macchina fotografica, un computer, una bussola e un topofilo.»
«Che cos’è un topofilo?»
«Una funicella che viene legata da un albero all’altro per misurare quanta strada viene percorsa.» «Ingegnoso!»

 

 

«Sì, molto, però la cosa più straordinaria fu aver individuato la presenza dei gorilla dall’odore e dagli steli masticati di una pianta bitorzoluta, la Humania, che questi animali sono abituati a sgranocchiare come se fosse sedano. E così, poco dopo aver attraversato un fiume, il Mopo, la piccola spedizione si avvicinò a un gruppo di gorilla che stava mangiando in tutta tranquillità in una radura paludosa in mezzo alla foresta. Si fermarono a osservare una femmina dalla faccia allungata e gli occhi scuri nascosti dalla fronte sporgente. Aveva pelo rossiccio sulla testa, braccia enormi e mani grosse e delicate. Improvvisamente, la gorilla si voltò a fissarli. Aveva uno sguardo così intenso da zittire tutto il mondo intorno. Ma vuoi sapere la cosa più divertente?»
«Quale, mamma?»
«Lo scienziato, quando finalmente poté mostrare al mondo le sue riprese, raccontò che, durante quei lunghi secondi in cui la femmina lo stava squadrando, riuscì a rimanere faticosamente immobile anche se una mosca tse-tse gli stava pungendo un piede.» «È davvero una storia incredibile! E la nostra spedizione allora come si chiamerà?» chiese Samu con grande trepidazione.

«La chiameremo: insieme nella foresta! Ti piace?» «Sì, mi piace!»