
Ale, 2018
Maggio era appena iniziato. Quel sabato sera l’aria di Roma era già tiepida ed eravamo tutti invitati
alla festa di Emanuela Giorgi, la ragazza più popolare della scuola.
Emanuela abitava a pochi isolati da casa mia. Federica mi è passata a prendere e siamo andate a piedi. Quando ho aperto la porta, lei mi ha chiesto:
«Come sto?».
«Bene» ho risposto sperando di nascondere quello che pensavo davvero.
«Sei sicura?» mi ha domandato con voce incerta.
Ho annuito voltandomi verso la mia stanza e assumendo l’espressione di chi aveva fatto poco caso al suo tentativo di essere come gli altri. Indossava sempre abiti di una taglia in più come se non fossero suoi. Quella sera portava una maglia larga che sembrava rubata dal guardaroba della madre e teneva imperterrita lo zaino sulle spalle.
«Quello lo vuoi lasciare qui?» le ho chiesto con dolcezza, sperando che capisse.
«Dovrei? Ma ho tutte le mie cose.»
«Prendi questa, mettici dentro l’essenziale. Starai più comoda per ballare» ho insistito porgendole una borsetta perché mi sembrava già di vederli gli sguardi delle altre, più taglienti delle parole.
Federica e io eravamo amiche da sempre. Cresciute insieme, condividevamo la passione per il cinema. Le nostre mamme ci portavano spesso a vedere
i film quando eravamo piccole e con il tempo avevamo continuato ad andarci da sole, il sabato pomeriggio a vedere la prima proiezione.
Poi, è accaduto qualcosa. Il padre di Federica se n’è andato di casa e sua madre è cambiata. Non saprei nemmeno dire bene in che modo. Ce la metteva tutta per mostrarsi serena, ma sembrava non voler mai lasciar uscire Federica di casa. Dopo la scuola, le chiedeva di aiutarla a fare qualcosa o semplicemente di restare lì con lei a farle compagnia.
«Non lasci la mamma sola oggi, vero?» le avevo sentito dire un giorno mentre mi trovavo già sulla soglia, pronta a trascinare la mia amica al cinema perché il nuovo film La forma dell’acqua era appena uscito e io non volevo perdermelo.
Federica si era voltata verso di lei e poi aveva guardato me. Aveva alzato le spalle come se volesse dirmi qualcosa di preciso o che quello era solo un momento e sarebbe passato presto, ma non è stato così. Non è più venuta nemmeno a dormire a casa mia.